Leucemia Mieloide Acuta
Lo strumento Mi dica!_MAPPE consente di visualizzare una visione d’insieme delle tappe che caratterizzano il percorso terapeutico della Leucemia Mieloide Acuta.
Navigando nella mappa puoi orientarti dal momento della diagnosi, fino alla valutazione da parte dei medici della terapia più idonea, e conoscere le opzioni terapeutiche.
Cliccando con il mouse su ciascuno snodo del percorso, potrai visualizzare una breve e chiara descrizione.
Mi Dica!
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In caso di LMA, i sintomi più comuni che possono essere avvertiti sono:
- stanchezza
- difficoltà respiratorie
- emorragie
- febbre
- sudorazione eccessiva
- perdita di peso
- infezioni
- pallore
- dolori muscolari e scheletrici
Per una corretta diagnosi di LMA, il medico deciderà di effettuare alcuni esami, tra cui esami del sangue o del midollo osseo, con lo scopo di identificare la presenza di cellule leucemiche e stimarne il numero.
Per orientare le scelte terapeutiche future, il medico effettuerà anche analisi specifiche sulle cellule leucemiche per capire se sono presenti anomalie nei cromosomi o del DNA che possono conferire alla malattia un’aggressività maggiore. In base ai risultati, la leucemia viene classificata in tre categorie di rischio: favorevole, intermedio o avverso.
Oltre che dalle caratteristiche della leucemia, la scelta della terapia dipende strettamente anche dall’età, dalle condizioni fisiche del paziente e dalla presenza di patologie concomitanti. Il medico sottoporrà il paziente ad alcuni test volti a stabilire se il paziente è fisicamente in grado di sostenere un trattamento antileucemico oppure no.
Quando le condizioni fisiche del paziente sono tali da non permettergli di sostenere alcun tipo di trattamento antileucemico, il medico sceglierà di somministrare al paziente dei trattamenti finalizzati a migliorare la sua qualità di vita.
Le terapie di supporto sono costituite da trasfusioni di sangue e/o piastrine e trattamenti palliativi che hanno lo scopo di alleviare i sintomi della leucemia.
Se le condizioni di salute generali sono considerate soddisfacenti dal medico, il paziente viene considerato idoneo a essere trattato con una terapia che tenterà di eradicare la leucemia.
I pazienti più giovani e con uno stato di salute giudicato buono vengono trattati con un trattamento chemioterapico intensivo.
La chemioterapia intensiva di induzione è composta dall’associazione di diversi farmaci chemioterapici scelti dal medico sulla base delle caratteristiche della leucemia.
Dopo il primo ciclo della terapia di induzione, viene valutata la risposta alla terapia mediante l’esame del midollo osseo.
Quando il paziente non è fisicamente in grado di sostenere una chemioterapia ad elevata intensità (per età avanzata o condizioni di salute non ottimali) ma è in grado di sopportare un’altra tipologia di terapia antileucemica, viene proposto un regime di trattamento meno intensivo ma con gli stessi obiettivi: cercare di ottenere una risposta.
La terapia di induzione a intensità ridotta è generalmente composta da uno o due farmaci, in base alla scelta del medico.
Quando si decide di trattare la leucemia con l’associazione di due farmaci, durante il primo ciclo di terapia potrebbe essere richiesto il ricovero del paziente in base al giudizio del medico e all’organizzazione sanitaria del Centro.
Dopo il primo ciclo della terapia di induzione, viene valutata la risposta alla terapia mediante l’esame del midollo osseo.
Quando l’esame del midollo osseo indica una risposta assente, significa che la terapia di induzione non è stata efficace e che la leucemia è ancora presente.
Quando si ottiene una risposta completa o parziale, significa che la terapia di induzione è stata in grado di ridurre il numero delle cellule leucemiche presenti nel midollo osseo.
La terapia di consolidamento serve per rafforzare la risposta al trattamento antileucemico ed è composta dagli stessi farmaci della terapia di induzione.
Se dopo un certo periodo di tempo la malattia si ripresenta, il medico farà ulteriori esami per vedere se sono insorte nuove alterazioni al DNA delle cellule leucemiche e, in base ai risultati, sceglierà una nuova terapia con la quale cercare di trattare la leucemia.
Il medico sceglierà una nuova terapia con la quale cercare di ottenere una risposta. La terapia di salvataggio è solitamente diversa dalle terapie a cui è stato sottoposto il paziente finora, per evitare un’eventuale resistenza ai farmaci.
Viene effettuata la valutazione della risposta alla terapia di salvataggio mediante analisi del midollo osseo.
Quando si ottiene una risposta completa o parziale, significa che la terapia di salvataggio è stata in grado di ridurre il numero delle cellule leucemiche presenti nel midollo osseo.
Viene ripetuta la terapia di salvataggio per rafforzare o migliorare la risposta alla terapia.
Quando l’esame del midollo osseo indica una risposta assente, significa che la terapia di salvataggio non è stata efficace e che la leucemia è ancora presente.
Sulla base delle condizioni fisiche del paziente e della leucemia, il medico deciderà se sottoporre il paziente a una nuova terapia di salvataggio o se somministrargli terapie di supporto.
La risposta completa si verifica quando non vi è più evidenza di cellule leucemiche nel midollo osseo, segno che la terapia è stata efficace.
Se sono ancora presenti cellule leucemiche nel midollo osseo, significa che la leucemia non ha risposto adeguatamente alla terapia di induzione.
La terapia di consolidamento serve per rafforzare la risposta al trattamento antileucemico e può essere composta da farmaci diversi dalla terapia di induzione.
Il medico valuterà se il paziente necessita e soddisfa determinati criteri che lo rendono idoneo a ricevere un trapianto allogenico di midollo osseo. Nel caso in cui questi criteri siano soddisfatti, vengono effettuati alcuni esami e si inizia a cercare un donatore compatibile.
Una volta trovato un donatore compatibile, viene effettuata una terapia di condizionamento per eradicare completamente la malattia e ridurre le complicanze post-trapianto. Il trapianto di midollo osseo viene effettuato al fine di rendere duratura la risposta alla terapia.
Se dopo un certo periodo di tempo la malattia si ripresenta, il medico farà ulteriori esami per vedere se sono insorte nuove alterazioni al DNA delle cellule leucemiche e, in base ai risultati, sceglierà una nuova terapia con la quale cercare di riottenere una remissione della leucemia.
Il medico sceglierà una nuova terapia con la quale cercare di ottenere una risposta. La terapia di salvataggio è solitamente diversa dalle terapie a cui è stato sottoposto il paziente finora, per evitare un’eventuale resistenza ai farmaci.
Viene effettuata la valutazione della risposta alla terapia di salvataggio mediante analisi del midollo osseo.
Quando l’esame del midollo osseo indica una risposta assente, significa che la terapia di salvataggio non è stata efficace e che la leucemia è ancora presente.
Sulla base delle condizioni fisiche del paziente e della leucemia, il medico deciderà se sottoporre il paziente a una nuova terapia di salvataggio o se somministrargli terapie di supporto.
In questo caso, una risposta completa o parziale significa che la terapia di salvataggio è stata in grado di ridurre il numero delle cellule leucemiche presenti nel midollo osseo.
Viene ripetuta la terapia di salvataggio per rafforzare o migliorare la risposta alla terapia.
La risposta incompleta si verifica quando ci sono ancora delle cellule leucemiche residue nel midollo osseo, segnale che la malattia si è ridotta ma non è scomparsa del tutto.
In caso di risposta incompleta, viene ripetuta la terapia di induzione per capire se la risposta si verificherà nei cicli successivi.
Viene nuovamente valutata la risposta mediante analisi del midollo osseo, per verificare se stavolta la terapia è stata efficace.